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Quando per fare un manager ci vuole un fiore

Recensione di Franco Maria Botta dal sito www.iltorinese.it

[su_quote]L’autore, come ci spiega, non si è fermato alla “normale” gestione di una azienda ma ha iniziato ad indagare le origini del progetto della Fratelli Branca Distillerie. Una azienda che proprio quest’anno compie 170 anni. Niccolò Branca è anche un uomo dagli ampi orizzonti culturali e spirituali. Colpisce l’elenco degli autori di testi, che ha letto e che ringrazia all’inizio del libro, da cui ha tratto ispirazione, stimoli per la ricerca spirituale e scientifica, approfondimenti ed insegnamenti. E la svolta della sua vita arriva quando, negli anni novanta, apprende in Oriente la meditazione.[/su_quote]

Improvvisamente in libreria scopri un libro che ti attira. Lo prendi in mano, leggi la presentazione. Lo sfogli, decidi che ti interessa e lo compri. Poi un giorno hai anche la fortuna di conoscere personalmente l’autore. E’ quello che è successo a me. Il libro si fa leggere perché è scritto in modo chiaro e racconta il cambiamento personale di Niccolò Branca e dell’azienda di famiglia ed è ricco di aneddoti e spunti di riflessione. Niccolò Branca è un imprenditore ed è il pronipote del fondatore della Branca, l’azienda produttrice del famoso Fernet e di altri liquori come Brancamenta e Stravecchio. Dal 1999 è il presidente e amministratore delegato del Gruppo Branca International.

E come ci spiega non si è fermato alla “normale” gestione di una azienda ma ha iniziato ad indagare le origini del progetto della Fratelli Branca Distillerie. Una azienda che proprio quest’anno compie 170 anni.Niccolò Branca è anche un uomo dagli ampi orizzonti culturali e spirituali. Colpisce l’elenco degli autori di testi , che ha letto e che ringrazia all’inizio del libro, da cui ha tratto ispirazione, stimoli per la ricerca spirituale e scientifica , approfondimenti ed insegnamenti. E la svolta della sua vita arriva quando, negli anni novanta , apprende in Oriente la meditazione. Da allora pratica la meditazione ogni giorno e gli ha consentito di sviluppare l’autocoscienza e la consapevolezza nell’agire quotidiano.

Ha organizzato l’azienda come un organismo vivente, dove tutti i componenti sono parte del progetto imprenditoriale e dove l’informazione circola. Per Niccolò Branca l’utile è naturalmente un obiettivo da raggiungere ma oltre a remunerare l’imprenditore stesso ed il personale che partecipa al processo produttivo deve essere anche destinato alla comunità di cui l’azienda fa parte. Ed il manager ideale è una persona “con la luce negli occhi” così come ogni collaboratore. L’illuminazione che arriva dal silenzio interiore gli permette di agire senza avidità e di essere consapevole che le persone che collaborano con lui devono essere prese dal verso giusto: oltre ad esigere giustamente responsabilità per il lavoro che svolgono sono invitate ad andare oltre con la creatività e con il talento che hanno: insomma una visione lungimirante che tende a creare un’energia collettiva che muove le parti in armonia tra loro perché anche l’azienda ha un’anima.

Con l’espressione ” economia della consapevolezza” Branca intende la concreta applicazione di un modello che prima di essere divulgato è stato sperimentato con successo nelle Distillerie Branca con buoni risultati per il business (per approfondimenti visitate il suo blog: www.niccolobranca.it). Il libro racconta le diverse sfide imprenditoriali che Niccolò Branca ha dovuto affrontare, in particolare in Argentina e negli Stati Uniti e cosi le prove che la vita gli ha messo davanti anche con durezza inaspettata.

Un libro che fa bene al cuore ed alla mente.

Franco Maria Botta

 

Questo articolo ha 3 commenti

  1. Alice

    Leggere questo articolo ha per me una duplice Valenza.
    In primo luogo è la conferma delle scelte di un percorso intrapreso quando avevo vent’anni, quando mi innamorai della crescita personale (i week end li spendevo ascoltando e frequentano corsi di mentori internazionali. Ero una ventenne atipica) e decisi di cercare sempre di trarre il meglio da ogni situazione e da me stessa. E di cose ne sono successe. Oltre a obbiettivi ‘impossibili’ raggiunti, ho compreso di aver lasciato, consapevolmente o meno, un forte impatto positivo nella vita delle altre persone: non importa se sei un capo o un collega, puoi sempre fare la differenza e migliorare il benessere aziendale.
    Dall’altra mi fa anche rendere conto che quelle stesse scelte che oggi mi hanno portato a fare un salto di qualità nella mia vita, che ho cercato, voluto e infine ottenuto, mi hanno portato in una realtà dove la mente che dirige è tutt’altro che illuminata, abusa del suo potere e gioca sulll’ansia dei collaboratori. Questo mi fa rendere conto che più importante del lavoro che svolgiamo è chi guida l’azienda. L’ho capito ora, a 29 anni, dopo aver ottenuto il salto di qualità che tanto cercavo, nel tipo di azienda che in realtà non mi appartiene più.
    Dove per ‘tipo’ non intendo ‘settore’ ma tipo ‘umano’ di azienda.

    1. Niccolò Branca

      Cara Alice,
      capisco bene il suo stato d’animo. In anni recenti lei, mossa dall’impulso verso il miglioramento, ha affrontato obiettivi difficili e importanti. Ora che li ha raggiunti però si sente fortemente delusa dell’approdo che ho trovato: un’azienda troppo distante dai valori in cui crede e dai convincimenti che ha maturato.
      È certamente comprensibile che lei desideri condividere, in un contesto più affine, la consapevolezza acquisita lungo il suo percorso. Lei stessa però scrive di avere coscienza del forte impatto positivo che ha avuto nella vita delle altre persone e che chiunque, al di là del proprio ruolo, può fare la differenza e migliorare il benessere aziendale.
      Provi allora, con questo stesso ordine di idee, a riesaminare le particolarità dell’ambiente lavorativo che la circonda. Potrà vederlo in un’ottica diversa, se lo considera come un passaggio che la porterà a un’ulteriore crescita.
      Sono infatti convinto da tempo che le persone di maggiore evoluzione, in certi momenti, vengono sospinte dalla vita a operare in contesti che non si confanno a ciò che sentono di essere.
      Ma è proprio questo il significato da ricercare nell’esperienza: la loro capacità di impegnarsi con entusiasmo e distacco, di trattare in modo equo le persone, di portare sempre con sé la luce anche nei luoghi più bui, permette loro di dare un grande contributo al cambiamento.
      Questa riflessione ha acceso in me un insight di particolare significato e mi è stata davvero utile a superare un diverso momento della mia vita. Ora gliela dedico, Alice, e spero di cuore che anche per lei si riveli della medesima utilità.

      Niccolò

      1. Alice

        Gentile Niccolò, grazie per la dedica. E per le Sue parole, le sto assimilando poco a poco, perché hanno una grande forza e un grande significato che sto cercando piano piano di fare mio. A presto. Una buona giornata.

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