Buongiorno, signor Niccolò Branca
sono Cristina, ho 16 anni e sono una studentessa che frequenta l’istituto Biologico ad Ascoli Piceno.
Grazie a Mimma, che mi ha invitato, ho assistito, qualche giorno fa, alla conferenza che ha svolto al palazzo dei capitani in tardo pomeriggio.
Sono rimasta colpita da molte frasi che lei ha pronunciato e dalla trama del libro “per fare un manager ci vuole un fiore” che non vedo l’ora di iniziare a leggere.
Vi è una frase in particolare che mi è rimasta in presso fra le sue stupende parole e cioè: “ascoltare invece di udire”.
Inoltre ha fatto molti paragoni, se così si può definire, su quello che l’essere umano dovrebbe fare e ciò che in realtà fa. Ho adorato questa parte della conferenza, e avrei preferito che si continuasse a parlare di questi argomenti e l’ho riferito anche a Mimma che mi ha spinto, poi, a scrivere il mio punto di vista e tutte le mie emozioni provate quella sera, su questo blog.
Spero di rincontrarla, anche in ambito scolastico, per poter nuovamente ascoltare tutto ciò che lei ha da offrirci, soprattutto a dei studenti che hanno un futuro davanti. Lei è in grado di far battere le ali a chi ormai aveva deciso di non usarle!
GRAZIE,di tutto e del tempo che ha speso per leggere il mio commento.
cordiali saluti!
a presto.
Niccolò Branca Aprile 15, 2014
Cara Cristina,
noto con piacere, da ciò che scrivi, che le parole non sono certo cadute nel vuoto nella bella cornice di Palazzo dei Capitani: c’è stata vera convibrazione.
Il tuo scritto mi dà forza e nuove energie per proseguire con il giro di presentazioni del libro e per incontrare i giovani, elemento fondamentale del tessuto sociale e del futuro.
Il tema dell’ascolto, che ti ha tanto colpita, è di importanza basilare nell’interazione umana. Quando entriamo in uno scambio di comunicazione, in un dialogo, abbiamo scarse probabilità di farci capire se noi stessi non siamo in grado di ascoltare.
Ascoltare significa prestare piena attenzione a qualcuno, partecipare alle emozioni che sta cercando di trasmettere, farne motivo di riflessione. Per attuare questo ci vuole molto di più di un udito fine, è necessario invece aprirsi davvero all’altro, per cogliere e accogliere il messaggio che sta cercando di inviarci. Uscire quindi dall’ego per incontrare l’altro, che è una parte di noi.
Basta un po’ di cura e, col tempo, anche questo può diventare un modo di essere. In fondo, è molto più entusiasmante cercare di capire il valore e il senso vero di una comunicazione, che limitarci al significato superficiale delle parole. Non è escluso infatti, che la pratica riservi delle bellissime sorprese: quando andiamo al di là dell’apparenza possiamo anche scoprire che i segnali più interessanti spesso non sono affatto dove ce li aspettavamo.
Riguardo al secondo tema – ciò che un essere umano dovrebbe fare e ciò che realmente fa – è vero quel che dici: è un punto che non ho approfondito a sufficienza data la sua rilevanza. Purtroppo, per una semplice questione di tempo, durante una conferenza è sempre necessario scremare e selezionare alcuni argomenti.
Tuttavia questo rimane un punto di importanza capitale, soprattutto per i giovani che si affacciano alla vita e al mondo del lavoro. Fare le cose bene, inseguire le proprie passioni e farle diventare ciò di cui ci si occupa per guadagnarsi da vivere, è qualcosa che ci avvicina al concetto stesso di felicità. Poiché, dato che al lavoro bisogna dedicare gran parte del tempo disponibile in una giornata, far coincidere la propria occupazione con una passione significa indubbiamente garantirsi una fetta di felicità quotidiana.
Cara Cristina, a volte la vita ci manda situazioni difficili a cui pensiamo di non riuscire a far fronte. Eppure è quello il momento di non abbattersi e, al contrario, cominciare a sbattere le ali con caparbietà. Proprio come fanno gli uccellini, quando dal nido intravedono l’immensità spaventosa e meravigliosa del mondo ancora da esplorare.
I sogni, le idee, i progetti avventurosi di vita, vanno sempre coltivati e tenuti vivi. Niente e nessuno può immobilizzare le nostre ali o soffocare il nostro desiderio di volare.
Ti mando un caro saluto
Niccolò
raffaella Aprile 17, 2014
Che bella questa sua risposta, che trovo universale, adatta anche ai più “cresciuti” ma che desiderano rinnovarsi continuamente. Nessun sogno può essere tarpato.
Grazie!
Niccolò Branca Aprile 18, 2014
Grazie a lei, Raffaella, per aver sottolineato la necessità di coltivare i propri sogni a qualsiasi età. Mi permetta di aggiungere questa calda esortazione di Johann Wolfgang Göethe:
“Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L’audacia reca in sé genialità, magia e forza. Comincia ora.”
Egregio Dottore, cosa ne pensa di presentare il suo volume a Terni, peraltro già sede di istituto di psicosintesi.
Ho dei locali molto comodi in azienda presso i quali si può ricevere un buon pubblico .
Oppure presso il videocentro.
Aspetto sue notizie.
Giuseppe Alunni
Niccolò Branca Aprile 15, 2014
Caro Giuseppe,
complimenti per come ha saputo mettere il meglio di sé in un momento di stress e di difficoltà. È proprio in momenti come questi che veniamo realmente messi alla prova e abbiamo l’opportunità di scoprire in noi stessi qualità ed energie che forse non sospettavamo nemmeno di avere.
L’attenzione ai giovani è molto importante e il suo desiderio di coinvolgerli nei progetti intorno alla qualità delle forniture industriali è un obiettivo elevato che merita considerazione.
Non ho una sfera di cristallo che mi permetta di prevedere con un certo margine di accuratezza i prossimi scenari economici. Sono convinto però che ciò che viene chiamato “crisi” non è altro che resistenza al cambiamento.
I prossimi scenari saranno dunque soprattutto in mano nostra, e tratteggiati dal modo in cui riusciremo a evolverci e a cambiare. Lei stesso ne è una prova evidente e deve esserne orgoglioso.
Grazie dell’invito a Terni. Le farò scrivere privatamente per mettersi in contatto con la persona che, in Mondadori, organizza le presentazioni del libro. Ritengo che questo sia il modo migliore e più veloce per avere un’idea realistica riguardo a una possibile data.
Da parte mia la ringrazio sin da ora per il suo invito e la sua disponibilità.
Ci incontreremo sicuramente a Terni.
Ricambio l’abbraccio a lei, ai suoi collaboratori e alla sua famiglia
Carissimo Niccolo’, sono un imprenditore che, fortunatamente, sacrificando delle rendite immobiliari ha salvato la azienda.
Ora sono pronto a ripartire ”olisticamente ”, anche perche’ a 55 anni e’ ora di guardare alla qualita’.
Mi piacerebbe coinvolgere dei giovani nei miei progetti di analisi delle vibrazioni, risparmio energetico, qualita’ della fabbrica: mi occupo infatti di forniture industriali.
La cosa che mi ha piu’ reso orgoglioso e’ l’essere diventato un esperto di anomalie bancarie e cioe’ di contrasto all’usura bancaria.
Mi darebbe piacere avere una sua idea su cio’ che ci aspetta come scenario economico e collaborare con Lei su progetti di impresa diversi ma molto concreti come i suoi.
Un caro abbraccio da me , dai collaboratori , dalla famiglia.
A proposito: anche io ho avuto per un periodo tutti contro, dagli esperti ai parenti.
Giuseppe Alunni
fabrizio Marzo 31, 2014
Complimenti. Un testo chiaro e lineare. Si legge in meno di un week end, col tempo di rileggere e meditare i punti importanti.
Ritrovo buona parte delle mie letture e condivido quasi tutto quello che è scritto. Non ho lo stesso percorso e neppure la stessa meta, ma nulla è contrario al mio modo di essere e di pensare. Mi dicono spesso che sembro un monaco zen. Condivido il pensiero sul profitto, sull’azienda, sul fatto di non lamentarsi, di essere inseriti nel mondo che ci circonda, anche se non l’approviamo, sul biologico. Praticamente tutto.
Mi auguro che una generazione o almeno un gruppo di imprenditori, che io chiamerei umanisti più che filosofi (umanisti nel senso di umanità), abbia ad affermarsi e portare al successo le proprie aziende. Temo che saranno sempre una minoranza e avranno più difficoltà di altri, ma questo è ovvio.
Purtroppo non sono in grado di organizzare incontri o presentazioni, ma consiglierò il libro a tutti gli amici.
PS Poiché bisogna trovare qualche difetto segnalo l’uso inappropriato del partitivo (tipico di chi è poliglotta). Inoltre l’impaginatura lascia pagine bianche, utili per annotazioni, ma che incrementano il consumo di carta.
Visto l’attenzione e l’amore con cui si fa il fernet ne resto un buon consumatore o meglio estimatore.
Fabrizio
Niccolò Branca Aprile 5, 2014
Caro Fabrizio,
ti ringrazio per i generosi complimenti e per le pacate critiche che rivelano, entrambi, l’attenzione dedicata alla lettura del mio libro.
Per quanto riguarda il tuo secondo appunto, non posso che dolermi insieme a te per l’eccessivo consumo di carta che viene fatto nel mondo.
È un fatto di cui mi dispiaccio ogni giorno, a dire il vero. Tra i miei collaboratori ci sono persone totalmente digitali che hanno pressoché eliminato l’utilizzo della carta dalla loro vita. Io faccio continui sforzi in questo senso. Mi impegno per evitare sprechi e per far si che ogni minuscolo pezzo di carta sia riciclato, utilizzo entrambi i lati di un foglio, ma ancora non riesco a leggere testi molto lunghi attraverso un monitor o, peggio, un piccolo display.
Ma per tornare alle pagine bianche del mio libro, voglio aggiungere che tra gli utenti del blog c’è anche chi ama leggere il libro a piccole dosi, come Daniel che ha già scritto più volte.
Allora, come tu stesso hai rilevato, l’aspetto positivo delle pagine bianche è che invogliano anche a scrivere le proprie riflessioni e permettono di farlo.
Un caro saluto
Niccolò
Carlo Marzo 31, 2014
Gentile Signor Branca,
le scrivo per dirle un grosso GRAZIE.
Ho letto il suo libro qualche mese fa, durante le vacanze natalizie e in quel periodo ho fatto un bel po’ di sottolineature delle frasi che mi avevano colpito.
Gliene cito una in particolare, perché fin da quando l’ho letta la prima volta l’ho sentita come se uscisse dal mio cuore, anche se non capivo il perché. E’ a pagina 75 e dice così: “Noi tendiamo a giudicare la realtà mentre la stiamo vivendo, tuttavia una distanza troppo ravvicinata ci può rendere ciechi, Spesso è solo il tempo a dare forma, consequenzialità e significato alle cose della vita.”
Nel libro lei si riferiva ai problemi che ha dovuto affrontare in Argentina con la sua azienda e alle soluzioni che a un certo momento le sono apparse chiaramente sotto gli occhi. Per quanto mi riguardava invece, mentre leggevo il libro a Natale, sembrava un incoraggiamento per la mia vita, perché non c’era niente che stava andando bene a guardare la realtà.
Era proprio come negli oroscopi, guardavo le cose punto per punto, lavoro, amore, salute, e stava andando tutto a catafascio, o così mi sembrava. Riprendendo ancora le sue parole, le cose della vita non avevano più significato.
Oggi, a distanza di soli tre mesi, quel significato l’ho trovato ancora e ho ricominciato a respirare in tutti i settori della vita. Non voglio annoiarla con i particolari che mi farebbero dilungare troppo. Vorrei però farle una domanda: c’è un modo per non farsi accecare dalla distanza troppo ravvicinata e riuscire a guardare le cose con distacco anche quando sono appena successe?
Tre mesi fa sono riuscito a non disperarmi soltanto perché quella frase un po’ misteriosa mi aveva infuso fiducia e oggi so che ho fatto bene a fidarmi. Ma come si fa, ammesso che sia possibile, prendere distacco in modo sistematico, quando la nostra vita viene sballottata in tutti i modi possibili? La meditazione può aiutare realmente?
Ancora grazie, anche da parte di mia moglie e mio figlio.
Ormai in casa usiamo l’espressione “Pagina 75!!!!” per incoraggiarci a vicenda nei momenti difficili.
Con ammirazione e gratitudine
Carlo
Niccolò Branca Aprile 2, 2014
Carlo, il suo messaggio è davvero toccante e mi ha reso felice.
In passato ho resistito a lungo all’idea di rendere pubblica, in un libro, la mia esperienza personale. Volevo essere certo che andasse al di là della mera esibizione di un successo imprenditoriale, e avesse invece altre funzioni.
Due di queste mi stavano, e mi stanno, particolarmente a cuore. Che il libro fosse di vero incoraggiamento per quegli imprenditori, quei manager, insomma per tutte quelle persone che vivono il quotidiano animati da una visione “umana” ma che possono sentirsi dubbiosi o isolati. E che alcune delle riflessioni contenute nelle sue pagine fossero di supporto per le molte difficoltà che si possono incontrare nel corso della professione e della vita.
Sono i post come il suo a darmi la conferma che, almeno in qualche caso, è riuscito a espletarle.
Quello che lei racconta, seppure privo di dettagli, fa intendere bene la meraviglia dell’esistenza.
Accade, infatti, che avvenimenti che segnano in modo profondo le nostre vite, e che al momento della loro manifestazione appaiono solo disastrosi, si intersechino in un disegno del tutto imprevedibile. Allora le cose cambiano completamente – talvolta in uno spazio di tempo molto breve, come nel suo caso – e la vita ricomincia a palpitare gioiosamente.
Può la meditazione aiutarci guardare le cose con distacco anche quando sono appena successe?
Io ne sono convinto. Perché la pratica della meditazione ci aiuta a stare nella realtà non in una condizione passiva ma, al contrario, di maggiore presenza e di consapevole attenzione.
Una condizione viva, vigile e dinamica che non esclude affatto la volontà di occuparsi di ciò che accade attorno a noi e di prendersi cura di sé e degli altri e che, al contempo, è il vero presupposto per giungere a un autentico cambiamento.
La pratica della meditazione, insomma, ci aiuta ad acquisire una più vivida lucidità e con questa il giusto distacco dalle cose e dagli avvenimenti, permettendoci di accettare con realismo i propri limiti senza smettere di riconoscere le proprie potenzialità.
Carlo, le mando un caro saluto e la ringrazio moltissimo per avermi reso partecipe dell’energia positiva che sta attraversando la sua vita e quella dei suoi familiari.
Buongiorno, signor Niccolò Branca
sono Cristina, ho 16 anni e sono una studentessa che frequenta l’istituto Biologico ad Ascoli Piceno.
Grazie a Mimma, che mi ha invitato, ho assistito, qualche giorno fa, alla conferenza che ha svolto al palazzo dei capitani in tardo pomeriggio.
Sono rimasta colpita da molte frasi che lei ha pronunciato e dalla trama del libro “per fare un manager ci vuole un fiore” che non vedo l’ora di iniziare a leggere.
Vi è una frase in particolare che mi è rimasta in presso fra le sue stupende parole e cioè: “ascoltare invece di udire”.
Inoltre ha fatto molti paragoni, se così si può definire, su quello che l’essere umano dovrebbe fare e ciò che in realtà fa. Ho adorato questa parte della conferenza, e avrei preferito che si continuasse a parlare di questi argomenti e l’ho riferito anche a Mimma che mi ha spinto, poi, a scrivere il mio punto di vista e tutte le mie emozioni provate quella sera, su questo blog.
Spero di rincontrarla, anche in ambito scolastico, per poter nuovamente ascoltare tutto ciò che lei ha da offrirci, soprattutto a dei studenti che hanno un futuro davanti. Lei è in grado di far battere le ali a chi ormai aveva deciso di non usarle!
GRAZIE,di tutto e del tempo che ha speso per leggere il mio commento.
cordiali saluti!
a presto.
Cara Cristina,
noto con piacere, da ciò che scrivi, che le parole non sono certo cadute nel vuoto nella bella cornice di Palazzo dei Capitani: c’è stata vera convibrazione.
Il tuo scritto mi dà forza e nuove energie per proseguire con il giro di presentazioni del libro e per incontrare i giovani, elemento fondamentale del tessuto sociale e del futuro.
Il tema dell’ascolto, che ti ha tanto colpita, è di importanza basilare nell’interazione umana. Quando entriamo in uno scambio di comunicazione, in un dialogo, abbiamo scarse probabilità di farci capire se noi stessi non siamo in grado di ascoltare.
Ascoltare significa prestare piena attenzione a qualcuno, partecipare alle emozioni che sta cercando di trasmettere, farne motivo di riflessione. Per attuare questo ci vuole molto di più di un udito fine, è necessario invece aprirsi davvero all’altro, per cogliere e accogliere il messaggio che sta cercando di inviarci. Uscire quindi dall’ego per incontrare l’altro, che è una parte di noi.
Basta un po’ di cura e, col tempo, anche questo può diventare un modo di essere. In fondo, è molto più entusiasmante cercare di capire il valore e il senso vero di una comunicazione, che limitarci al significato superficiale delle parole. Non è escluso infatti, che la pratica riservi delle bellissime sorprese: quando andiamo al di là dell’apparenza possiamo anche scoprire che i segnali più interessanti spesso non sono affatto dove ce li aspettavamo.
Riguardo al secondo tema – ciò che un essere umano dovrebbe fare e ciò che realmente fa – è vero quel che dici: è un punto che non ho approfondito a sufficienza data la sua rilevanza. Purtroppo, per una semplice questione di tempo, durante una conferenza è sempre necessario scremare e selezionare alcuni argomenti.
Tuttavia questo rimane un punto di importanza capitale, soprattutto per i giovani che si affacciano alla vita e al mondo del lavoro. Fare le cose bene, inseguire le proprie passioni e farle diventare ciò di cui ci si occupa per guadagnarsi da vivere, è qualcosa che ci avvicina al concetto stesso di felicità. Poiché, dato che al lavoro bisogna dedicare gran parte del tempo disponibile in una giornata, far coincidere la propria occupazione con una passione significa indubbiamente garantirsi una fetta di felicità quotidiana.
Cara Cristina, a volte la vita ci manda situazioni difficili a cui pensiamo di non riuscire a far fronte. Eppure è quello il momento di non abbattersi e, al contrario, cominciare a sbattere le ali con caparbietà. Proprio come fanno gli uccellini, quando dal nido intravedono l’immensità spaventosa e meravigliosa del mondo ancora da esplorare.
I sogni, le idee, i progetti avventurosi di vita, vanno sempre coltivati e tenuti vivi. Niente e nessuno può immobilizzare le nostre ali o soffocare il nostro desiderio di volare.
Ti mando un caro saluto
Niccolò
Che bella questa sua risposta, che trovo universale, adatta anche ai più “cresciuti” ma che desiderano rinnovarsi continuamente. Nessun sogno può essere tarpato.
Grazie!
Grazie a lei, Raffaella, per aver sottolineato la necessità di coltivare i propri sogni a qualsiasi età. Mi permetta di aggiungere questa calda esortazione di Johann Wolfgang Göethe:
“Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L’audacia reca in sé genialità, magia e forza. Comincia ora.”
Egregio Dottore, cosa ne pensa di presentare il suo volume a Terni, peraltro già sede di istituto di psicosintesi.
Ho dei locali molto comodi in azienda presso i quali si può ricevere un buon pubblico .
Oppure presso il videocentro.
Aspetto sue notizie.
Giuseppe Alunni
Caro Giuseppe,
complimenti per come ha saputo mettere il meglio di sé in un momento di stress e di difficoltà. È proprio in momenti come questi che veniamo realmente messi alla prova e abbiamo l’opportunità di scoprire in noi stessi qualità ed energie che forse non sospettavamo nemmeno di avere.
L’attenzione ai giovani è molto importante e il suo desiderio di coinvolgerli nei progetti intorno alla qualità delle forniture industriali è un obiettivo elevato che merita considerazione.
Non ho una sfera di cristallo che mi permetta di prevedere con un certo margine di accuratezza i prossimi scenari economici. Sono convinto però che ciò che viene chiamato “crisi” non è altro che resistenza al cambiamento.
I prossimi scenari saranno dunque soprattutto in mano nostra, e tratteggiati dal modo in cui riusciremo a evolverci e a cambiare. Lei stesso ne è una prova evidente e deve esserne orgoglioso.
Grazie dell’invito a Terni. Le farò scrivere privatamente per mettersi in contatto con la persona che, in Mondadori, organizza le presentazioni del libro. Ritengo che questo sia il modo migliore e più veloce per avere un’idea realistica riguardo a una possibile data.
Da parte mia la ringrazio sin da ora per il suo invito e la sua disponibilità.
Ci incontreremo sicuramente a Terni.
Ricambio l’abbraccio a lei, ai suoi collaboratori e alla sua famiglia
Niccolò
Carissimo Niccolo’, sono un imprenditore che, fortunatamente, sacrificando delle rendite immobiliari ha salvato la azienda.
Ora sono pronto a ripartire ”olisticamente ”, anche perche’ a 55 anni e’ ora di guardare alla qualita’.
Mi piacerebbe coinvolgere dei giovani nei miei progetti di analisi delle vibrazioni, risparmio energetico, qualita’ della fabbrica: mi occupo infatti di forniture industriali.
La cosa che mi ha piu’ reso orgoglioso e’ l’essere diventato un esperto di anomalie bancarie e cioe’ di contrasto all’usura bancaria.
Mi darebbe piacere avere una sua idea su cio’ che ci aspetta come scenario economico e collaborare con Lei su progetti di impresa diversi ma molto concreti come i suoi.
Un caro abbraccio da me , dai collaboratori , dalla famiglia.
A proposito: anche io ho avuto per un periodo tutti contro, dagli esperti ai parenti.
Giuseppe Alunni
Complimenti. Un testo chiaro e lineare. Si legge in meno di un week end, col tempo di rileggere e meditare i punti importanti.
Ritrovo buona parte delle mie letture e condivido quasi tutto quello che è scritto. Non ho lo stesso percorso e neppure la stessa meta, ma nulla è contrario al mio modo di essere e di pensare. Mi dicono spesso che sembro un monaco zen. Condivido il pensiero sul profitto, sull’azienda, sul fatto di non lamentarsi, di essere inseriti nel mondo che ci circonda, anche se non l’approviamo, sul biologico. Praticamente tutto.
Mi auguro che una generazione o almeno un gruppo di imprenditori, che io chiamerei umanisti più che filosofi (umanisti nel senso di umanità), abbia ad affermarsi e portare al successo le proprie aziende. Temo che saranno sempre una minoranza e avranno più difficoltà di altri, ma questo è ovvio.
Purtroppo non sono in grado di organizzare incontri o presentazioni, ma consiglierò il libro a tutti gli amici.
PS Poiché bisogna trovare qualche difetto segnalo l’uso inappropriato del partitivo (tipico di chi è poliglotta). Inoltre l’impaginatura lascia pagine bianche, utili per annotazioni, ma che incrementano il consumo di carta.
Visto l’attenzione e l’amore con cui si fa il fernet ne resto un buon consumatore o meglio estimatore.
Fabrizio
Caro Fabrizio,
ti ringrazio per i generosi complimenti e per le pacate critiche che rivelano, entrambi, l’attenzione dedicata alla lettura del mio libro.
La tua segnalazione sull’uso inappropriato del partitivo ha sollecitato la mia curiosità, tanto da cercare chiarimento presso i dotti dell’Accademia della Crusca. Preferisco lasciare che siano loro ad esprimersi al riguardo.
Se vuoi, potrai anche tu trovare spiegazioni a questo link:
http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/sequenza-preposizione-articolo-partitivo-si-
Per quanto riguarda il tuo secondo appunto, non posso che dolermi insieme a te per l’eccessivo consumo di carta che viene fatto nel mondo.
È un fatto di cui mi dispiaccio ogni giorno, a dire il vero. Tra i miei collaboratori ci sono persone totalmente digitali che hanno pressoché eliminato l’utilizzo della carta dalla loro vita. Io faccio continui sforzi in questo senso. Mi impegno per evitare sprechi e per far si che ogni minuscolo pezzo di carta sia riciclato, utilizzo entrambi i lati di un foglio, ma ancora non riesco a leggere testi molto lunghi attraverso un monitor o, peggio, un piccolo display.
Ma per tornare alle pagine bianche del mio libro, voglio aggiungere che tra gli utenti del blog c’è anche chi ama leggere il libro a piccole dosi, come Daniel che ha già scritto più volte.
Allora, come tu stesso hai rilevato, l’aspetto positivo delle pagine bianche è che invogliano anche a scrivere le proprie riflessioni e permettono di farlo.
Un caro saluto
Niccolò
Gentile Signor Branca,
le scrivo per dirle un grosso GRAZIE.
Ho letto il suo libro qualche mese fa, durante le vacanze natalizie e in quel periodo ho fatto un bel po’ di sottolineature delle frasi che mi avevano colpito.
Gliene cito una in particolare, perché fin da quando l’ho letta la prima volta l’ho sentita come se uscisse dal mio cuore, anche se non capivo il perché. E’ a pagina 75 e dice così: “Noi tendiamo a giudicare la realtà mentre la stiamo vivendo, tuttavia una distanza troppo ravvicinata ci può rendere ciechi, Spesso è solo il tempo a dare forma, consequenzialità e significato alle cose della vita.”
Nel libro lei si riferiva ai problemi che ha dovuto affrontare in Argentina con la sua azienda e alle soluzioni che a un certo momento le sono apparse chiaramente sotto gli occhi. Per quanto mi riguardava invece, mentre leggevo il libro a Natale, sembrava un incoraggiamento per la mia vita, perché non c’era niente che stava andando bene a guardare la realtà.
Era proprio come negli oroscopi, guardavo le cose punto per punto, lavoro, amore, salute, e stava andando tutto a catafascio, o così mi sembrava. Riprendendo ancora le sue parole, le cose della vita non avevano più significato.
Oggi, a distanza di soli tre mesi, quel significato l’ho trovato ancora e ho ricominciato a respirare in tutti i settori della vita. Non voglio annoiarla con i particolari che mi farebbero dilungare troppo. Vorrei però farle una domanda: c’è un modo per non farsi accecare dalla distanza troppo ravvicinata e riuscire a guardare le cose con distacco anche quando sono appena successe?
Tre mesi fa sono riuscito a non disperarmi soltanto perché quella frase un po’ misteriosa mi aveva infuso fiducia e oggi so che ho fatto bene a fidarmi. Ma come si fa, ammesso che sia possibile, prendere distacco in modo sistematico, quando la nostra vita viene sballottata in tutti i modi possibili? La meditazione può aiutare realmente?
Ancora grazie, anche da parte di mia moglie e mio figlio.
Ormai in casa usiamo l’espressione “Pagina 75!!!!” per incoraggiarci a vicenda nei momenti difficili.
Con ammirazione e gratitudine
Carlo
Carlo, il suo messaggio è davvero toccante e mi ha reso felice.
In passato ho resistito a lungo all’idea di rendere pubblica, in un libro, la mia esperienza personale. Volevo essere certo che andasse al di là della mera esibizione di un successo imprenditoriale, e avesse invece altre funzioni.
Due di queste mi stavano, e mi stanno, particolarmente a cuore. Che il libro fosse di vero incoraggiamento per quegli imprenditori, quei manager, insomma per tutte quelle persone che vivono il quotidiano animati da una visione “umana” ma che possono sentirsi dubbiosi o isolati. E che alcune delle riflessioni contenute nelle sue pagine fossero di supporto per le molte difficoltà che si possono incontrare nel corso della professione e della vita.
Sono i post come il suo a darmi la conferma che, almeno in qualche caso, è riuscito a espletarle.
Quello che lei racconta, seppure privo di dettagli, fa intendere bene la meraviglia dell’esistenza.
Accade, infatti, che avvenimenti che segnano in modo profondo le nostre vite, e che al momento della loro manifestazione appaiono solo disastrosi, si intersechino in un disegno del tutto imprevedibile. Allora le cose cambiano completamente – talvolta in uno spazio di tempo molto breve, come nel suo caso – e la vita ricomincia a palpitare gioiosamente.
Può la meditazione aiutarci guardare le cose con distacco anche quando sono appena successe?
Io ne sono convinto. Perché la pratica della meditazione ci aiuta a stare nella realtà non in una condizione passiva ma, al contrario, di maggiore presenza e di consapevole attenzione.
Una condizione viva, vigile e dinamica che non esclude affatto la volontà di occuparsi di ciò che accade attorno a noi e di prendersi cura di sé e degli altri e che, al contempo, è il vero presupposto per giungere a un autentico cambiamento.
La pratica della meditazione, insomma, ci aiuta ad acquisire una più vivida lucidità e con questa il giusto distacco dalle cose e dagli avvenimenti, permettendoci di accettare con realismo i propri limiti senza smettere di riconoscere le proprie potenzialità.
Carlo, le mando un caro saluto e la ringrazio moltissimo per avermi reso partecipe dell’energia positiva che sta attraversando la sua vita e quella dei suoi familiari.
Niccolò