Buonasera Dottore, la sua vicinanza di imprenditore, con le sue esperienze cosmopolite e multiculturali, mi ha molto aiutato.
Dopo aver salvato l’azienda, se ricorda la mia vicenda, mi ero un po’ seduto. Insomma ero diventato “investitore”.
Ora sto ritornando a investire in formazione ed in tecnologia “sostenibile”.
La mia specialita’ e’ la manutenzione industriale per evitare sprechi, inquinamenti ed obsolescenze precoci. In due parole sostenibilità.
Siamo imprenditori da cinque generazioni e la nostra tradizione si chiama innovazione.
Sono in contatto con le persone alle quali mi ha indirizzato per portare il libro a Terni.
P.S.
Ieri ho letto degli scritti di Gandhi, grazie a Lei con occhi diversi.
Vorrei portare la pratica non-violenta nella mia associazione di lotta all’usura.
Non-violenza vera, tenace, rischiosa, scevra dalla paura, per combattere questo ultimo residuo di schiavitu’.
Lei, che e’ stato allievo di Assaggioli ed ha una ottima preparazione psicologica, mi darebbe cortesemente una mano per far uscire allo scoperto le vittime del crimine finanziario, che molto spesso hanno timori solo ingiustificati?
Un caro saluto
Giuseppe Alunni
Niccolò Branca Maggio 18, 2014
Caro Giuseppe,
complimenti per il suo spirito di iniziativa e il suo forte impegno nell’ambito della sostenibilità.
Oggi è più che mai importante avere consapevolezza dei nostri sprechi e dell’utilizzo che altri potrebbero fare di quelle stesse risorse. Solo così sarà estesa a tutti, in ogni angolo del pianeta, la possibilità di soddisfare i propri bisogni fondamentali e attuare le proprie aspirazioni a una vita migliore.
Come lei stesso evidenzia c’è uno stretto legame tra innovazione e tradizione.
Spesso ci si riferisce all’innovazione come progresso tecnologico o scientifico. Ma credo sia un concetto estremamente riduttivo.
Motore dell’innovazione è infatti il desiderio di creare qualcosa di diverso e migliore per tutti, mantenendo al contempo sani quegli aspetti di grande valore tramandati da generazioni di imprenditori.
Le faccio ancora tutti i miei complimenti per il suo impegno contro l’usura, che è una vera piaga, in grado di produrre tragedie umane incalcolabili.
Per questa ragione nel mondo occidentale molti grandi pensatori, da Platone in poi, hanno sempre espresso condanna verso questa pratica, anzi verso qualsiasi prestito di denaro dietro pagamento di interessi. Ma troviamo la stessa riprovazione nel Corano e negli antichi testi buddisti e induisti. Ovunque nel mondo c’è stata, e c’è, la consapevolezza del male e della disperazione che l’usura produce.
La psicosintesi mi ha dato molto, indubbiamente. Tra i libri di Roberto Assagioli le posso suggerire “Lo sviluppo transpersonale”, “L’atto di volontà”, “Comprendere la psicosintesi”.
A questi aggiungerei anche “Esperienze delle vette” di Piero Ferrucci.
Spero siano di supporto anche a lei per ciò che sta cercando.
Un caro saluto
Niccolò
Rosa Maggio 12, 2014
Mi sono chiesta da sempre chi sono io. Mi spiega come posso capirlo in fretta?
Poi la mia nipotina è uguale uguale a me, infatti è extragalattica, universale, cosmica: il DNA c’entra nel percorso della sua vita, anche se io sono la sua gladiatrice.
E preghi, perché ho deciso di venire a Firenze a conoscerla, o quantomeno a sentirla, e qui mi dicono scherzando che io la rimbambirei con le mie chiacchiere inutili.
Può darsi che il miracolo accada, perché da tanto ho questa attrazione per Firenze. Tanti fatti mi portano lì. La amo come se fossi nata lì, magari in un’altra vita.
Per esempio la sorella di quella cugina che mi ha portato l’ametista e che sta in Uruguay, è sposata con un dentista dei Medici Campanella di Firenze. Magari provengo anch’io da dei notabili di Firenze, chissà…
Scherzo, naturalmente.
La saluto affettuosamente
PS
Le manderò un pacchettino alle Distillerie non avendo altri indirizzi.
Niccolò Branca Maggio 12, 2014
Cara Rosa,
purtroppo non esistono modi per capire in fretta chi siamo.
Ma è compito di ognuno di noi cercare di vivere con consapevolezza e progredire lungo il nostro percorso di evoluzione personale.
Niccolò.
Domenica Maggio 11, 2014
Gent.mo, grazie per aver scritto questo libro che ho sentito autentico e profondamente umano!
Al termine della lettura ho chiuso il libro ed era tale l’emozione che l’ho abbracciato … proprio come si abbraccia una persona cara. Questo è l’effetto che ha avuto su di me!
Niccolò Branca Maggio 11, 2014
Cara Domenica,
grazie per le tue parole. Per me sono veramente toccanti, perché ciò che intendo trasmettere attraverso il libro è proprio un umanesimo integrato.
E grazie anche per il tuo abbraccio magico.
L’ho proprio sentito
Niccolò
Rosa Maggio 5, 2014
Dottor Niccolò,
io non voglio essere logorroica, però il Vesuvio quando esplode la lava non riesce a bloccarla.
Da piccola ero internazionale, intelligente, perché lo avevo ereditato dai miei nonni e bisnonni.
Loro erano poveri in canna e sfortunati, peggio dei “vinti” di Giovanni Verga. Ma se le faccio vedere gli atti notarili che scriveva il mio bisnonno, lei pensa a chissà quale persona colta.
Sapeva il codice penale e civile a memoria. Faceva tanti lavori di precisione, da autodidatta. Morto di fame, vedovo, con tanti figli da sfamare, con la guerra. Ma l’integrità mentale era tutto.
Fece il vice podestà e, grazie alla sua integrità e onestà, fece più bene per gli altri che per la sua casa.
Non l’ho conosciuto, però quei valori si sono tramandati. Io sono la samaritana di tutti, in senso fisico e psicologico mi piace tanto aiutare gli altri a costo di rimetterci.
Da piccola ero qualcosa di indescrivibile. Piccolina, ma evidentemente emanavo già un’energia diversa dagli altri. Un’energia che poi è stata imbrigliata, perché ho avuto una mamma spartana, tanto protettiva ma dura. Perché anche lei aveva sofferto, quindi adesso la capisco, però sono stata per tanti anni la pecora nera.
Andavo a scuola che già sapevo tutto. Era il nonno, conosciuto come “il nonno di Heidi”, orfano, figlio di orfani, pezzente, che mi raccontava tutto, anche di Biancaneve, di Capuccetto Rosso.
Chi glielo aveva raccontato a lui? Io, a quasi cinquant’anni, ancora me lo chiedo.
Il nonno era orgoglioso di me: ero il suo clone. Pensi un po’, dalle risate, per colpa di un fatterello del nonno, un signore si fece la pipi addosso quando facevo i miei teatrini, a tre o quattro anni,
A otto, nove anni avevo già fatto tre coperte all’uncinetto, una insieme alla mia tanto cara nonnina Rosa, donna di un’aura indescrivibile.
A furia di essere cresciuta in modo rigido ero arrivata al punto di credermi un’asociale. Pensavo di non meritarmi niente, di non valere niente. E ogni volta che mi ribellavo peggiorava, fintanto che avevo la fobia di avere figli handicappati.
Anche perché il percorso è peggiorato con il fidanzato e poi marito.
Non le voglio dire quello che ho vissuto, le mie lacrime le avevo finite. Premetto che lì, anche, si tramandava un maschilismo che a casa mia non avevo conosciuto, perché mio padre era figlio della mia santa nonna.
Quando ero nel bel mezzo del deserto, cominciai a fare la psicologa di mia suocera, considerata burbera. Io invece avevo capito il perché.
Eppure anche mio suocero mi amava come una figlia.
Siccome si dice “mens sana in corpore sano”, il mio corpo stava implodendo. Ero un massacro.
Volevo farla finita perché le persone mi elogiavano come una donna unica, che lasciava il segno. Ragazzi che convivevano da anni, non si volevano sposare perché non avevano trovato una come me. E questo, detto davanti alle loro ragazze.
Ci rimanevo male pure io, perché pensavo sempre di non meritarmele quelle cose. A casa mi avevano fatto perdere la voglia di vivere e mi sentivo presa in giro a sentire che mi volevano tutti come figlia, come mamma, come nuora, come tutto.
Tutto ciò, fino a quando arriva la cugina di mamma e mi dice:
“Tu soffri dentro. Hai finti sorrisi.”
Per lei ero trasparente. Questo mi fece capire.
Ma non molto dopo arrivò una rumena, e questa dopo tante doglie (e ne ha ancora) mi ha ripartorita facendomi male al braccio, scuotendomi forte:
“Ora basta col deserto. Da adesso devi vedere l’oasi. Una persona come te non può permettersi il lusso di ridursi così. Devi ritornare bambina, devi riprendere la tua vita nelle tue mani. Ti sei sempre annientata per dare, dare, dare agli altri, per sentirti viva, e invece hai avuto solo sganassoni.”
Però, conoscendo Martina Mamani, Louise Hay e tanti altri, capisco che era un percorso da fare. Certo, mi chiedo anch’io perché non è successo prima. Però ora che ho quarantanove anni me ne danno ventidue, e quando ne avevo diciotto me ne davano trenta.
Dottor Niccolò, mi perdoni tantissimissimo, non la disturberò più.
Sono una persona ipersensibile. Non riesco più a guardare la TV per le tante ingiustizie che si vedono. Sto male perché un bambino deve morire di fame a causa di gente assatanata.
Io non ho uno stipendio e mi sacrifico così tanto, ma le assicuro dottore che la mia ricchezza non la cambierei con la loro.
Loro vivono male. Io li perdono, anche perché loro godono solo quando gli passano i soldi tra le mani. E poi sono più poveri di me, visto che hanno fatto perdere a mio marito la voglia di lavorare, e lui è uno che ha sempre lavorato seriamente e questo per mantenere le sanguisughe.
Io, comunque, grazie a questo mio percorso vedo più positivo.
Vorrei avere la bacchetta magica per salvare la mia regione, la Basilicata, un tempo ricchissima.
Non so se la conosce, dottore. Un tempo aveva la stessa potenzialità dell’amatissima Toscana.
Infatti, quando posso scappo a Firenze, dalla nipote di mio marito. E lì succede un’altra cosa strana. In quella casa sento un’energia positiva che non sento nemmeno a casa mia. Forse, in un’altra vita, lì facevo la curandera.
Io dico che qui vivo come negli anni Cinquanta, a causa delle politiche sbagliate nei secoli.
Dottor Niccolò, venite a investire da noi in maniera seria!
Vabbè a lei non serve che ve lo dica… Le dico solo una cosa: far stare bene i vivi, fa stare bene i morti.
Quando dico: “Se avessi tanti soldi farei stare bene tutti”, mi dicono:
“Ma tu, con la testa che hai, come te li dovresti fare i soldi?”
Purtroppo, non so come fargliela assaporare la mia ricchezza…
E adesso chiudo davvero. Se vuole, mi dia un indirizzo dove poterle mandare i nostro prodotti genuini, che facciamo per il nostro fabbisogno ma soprattutto per gli amici.
Vorrei anche mandare a sua moglie delle miei cosine a chiacchierino, che definiscono favolose.
Spero a presto. Ma mi sa che, dopo tutto questo, come minimo andrà a farsi una meditazione di sette giorni…
Niccolò Branca Maggio 10, 2014
Cara Rosa,
leggendo le tue parole capisco che hai avuto una vita piena di difficoltà ed esperienze dolorose.
Tuttavia dici anche che da piccola eri intelligente, internazionale, piena di qualità ereditate dai nonni.
Queste caratteristiche fanno sempre parte di te. Devi solo ritrovare l’innocenza della fanciullezza. Trovata questa, trovi anche tutto il resto, perché è già dentro di te.
Questo, peraltro, è il lavoro interiore che tutti devono fare. Perché i momenti difficili e la sofferenza fanno semplicemente parte della vita, del percorso che ognuno di noi deve compiere per potersi evolvere.
Alcuni di noi, per qualche ragione, sono costantemente messi di fronte a prove più dure, dolorose e complesse. Altri vivono situazioni molto felici in un settore specifico, ma trovano enormi ostacoli, pena e scoramento in altri aspetti dell’esistenza. Altri ancora sembrano essere costretti a sperimentare, in uno spazio di tempo relativamente breve, tutta la quantità di dolore che è possibile sopportare a un essere umano. E infine ci sono coloro che alternano periodi di grande positività ad altri nerissimi, caratterizzati da un susseguirsi di fatti dolorosi. Ma la vita di tutti noi, anche se in modi diversi, è segnata da tribolazioni e affanni.
Diventare consapevoli di questo significa che da un io-egoico nasce un io più allargato, un io-umanità.
Significa che sboccia la compartecipazione, la compassione verso il resto del mondo.
Il passato è passato e il futuro sarà quel che sarà. Noi stiamo nel presente. Riapriamo il cuore e guardiamo la vita con la gioia, lo stupore e l’innocenza di quando eravamo bambini.
Ti mando un carissimo saluto
Niccolò
Rosa Maggio 3, 2014
Anch’io sto seguendo il suo percorso e l’ho incominciato grazie ad una cugina di mia madre che non ho mai visto prima. Da una famiglia così grande ha portato solo a me un’ametista di cui la nazione in cui abita è ricchissima.
Sarà stata una coincidenza visto che io con internet non sono mai stata molto brava, ma l’altro giorno mi sono imbattuta in un suo video precisamente, il tema era “Da un fiore nasce un manager”, ne ho già richiesti parecchi da regalare per aiutare il mondo in questo risveglio di coscienza.
Io ho perso tanti treni forse doveva andare così, quindi da buona casalinga comunque cerco di sapere, sapere, sapere ce l’ho nel DNA, l’ho ereditato.
Nel mio piccolo sono convenuta ad una tesi personale,perché tutti gli imprenditori etici (non ne conosco tanti, ma amo Brunello Cucinelli e sono stata felicissima di capire anche la sua vita), non hanno problemi con le loro aziende? e non vanno a sfruttare persone di fuori? (facendomi altrimenti concorrere indirettamente – comprando i loro prodotti allo stesso prezzo di come se li facessero in Italia – allo sfruttamento di poveri esseri umani).
Chiudo per il momento ma vorrei parlare con lei di tantissime cose.
Io purtroppo per le troppe ali protettive sono stata limitata, il mio quartiere generale per la mia creatività è la casa, ma il mio modello di vita siete VOI, e vi ringrazio di esistere. Perché se avessi le possibilità di fare l’imprenditrice, farei esattamente come voi.
Vi ringrazio perché quando parlavo mi dicevano sempre che quello che credevo io era un’utopia. Adesso ho scoperto, e ho fatto scoprire, voi. Così ho le prove concrete, certe, che non sono un’extraterrestre.
A presto!!!!
Ps: a mio marito gusta piacevolmente i vostri prodotti!!!
Niccolò Branca Maggio 4, 2014
Cara Rosa,
le sincronicità sono come piccoli o grandi momenti magici che sbocciano all’improvviso nella nostra vita, e sicuramente concorrono a renderla più bella.
Ne ha già avuto esperienza con quel dono che la cugina di sua madre ha portato proprio a lei, e solo a lei, tra molti parenti, e che – se ho ben capito – ha dato avvio al suo percorso.
Ed è certo un altro episodio di sincronicità incontrare, tra milioni di possibili opzioni sul web, proprio il video di una mia conferenza e di sentirsi convibrare con le parole ascoltate.
Tuttavia, leggo nel suo messaggio un po’ di rassegnazione. Perché?
La vita è lunga ed è un fatto che ora lei sta seguendo il suo percorso. C’è una ragione se sta accadendo proprio adesso.
Anche per me, quando è venuto il momento di iniziare, è accaduto solo dopo tante vicissitudini. La mente allora avrebbe voluto dire “doveva succedere prima”. Invece è andata così. Ci sarà una ragione.
Sia certa però che la vita le può sempre riservare bellissime sorprese.
È importante però, per ognuno di noi, prendere in mano la propria esistenza e diventare imprenditore di se stesso.
Questo significa tornare a essere padroni di se stessi, del proprio essere, del proprio intimo, dove dimorano molteplici energie e svariate subpersonalità in lotta tra di loro.
Quando riusciamo a raggiungere la nostra essenza, possiamo operare in maniera più giusta per noi stessi e per gli altri. E questo indipendentemente dal nostro ruolo professionale. Imprenditore, libero professionista, casalinga, insegnante, artigiano, negoziante. L’importante è farlo con attenzione, partendo dalla centralità di noi stessi.
La ringrazio per le sue parole e per l’entusiastico impegno nell’individuare gli imprenditori che hanno adottato una visione consapevole dell’economia e della conduzione aziendale.
Sono tanti, fortunatamente, me ne rendo conto ogni giorno sempre di più. E sono soprattutto tra i promotori di quelle piccole e medie realtà che costituiscono il vero tessuto economico tipicamente italiano.
Molti di loro mi hanno scritto, altri li ho incontrati personalmente durante qualche incontro di presentazione del libro in giro per l’Italia. Tutti sono animati dal desiderio di condurre la propria attività imprenditoriale nella direzione di un umanesimo integrato.
È bello avere modelli ideali, Rosa. Ma è anche importante scoprire all’interno di noi stessi l’unicità dell’energia che ci caratterizza. Perché è proprio questa che può dare maggiore sviluppo e forza alla nostra creatività.
Allora, dimentichi i “treni persi” e cerchi invece, con sguardo aperto e fiducioso, la strada per espletare la sua vera creatività e le sue vere capacità imprenditoriali, qualsiasi ruolo abbia deciso di interpretare nella vita.
E continui a scrivere, sarò felice di leggere le “tantissime cose” di cui mi vuole parlare
Buonasera Dottore, la sua vicinanza di imprenditore, con le sue esperienze cosmopolite e multiculturali, mi ha molto aiutato.
Dopo aver salvato l’azienda, se ricorda la mia vicenda, mi ero un po’ seduto. Insomma ero diventato “investitore”.
Ora sto ritornando a investire in formazione ed in tecnologia “sostenibile”.
La mia specialita’ e’ la manutenzione industriale per evitare sprechi, inquinamenti ed obsolescenze precoci. In due parole sostenibilità.
Siamo imprenditori da cinque generazioni e la nostra tradizione si chiama innovazione.
Sono in contatto con le persone alle quali mi ha indirizzato per portare il libro a Terni.
P.S.
Ieri ho letto degli scritti di Gandhi, grazie a Lei con occhi diversi.
Vorrei portare la pratica non-violenta nella mia associazione di lotta all’usura.
Non-violenza vera, tenace, rischiosa, scevra dalla paura, per combattere questo ultimo residuo di schiavitu’.
Lei, che e’ stato allievo di Assaggioli ed ha una ottima preparazione psicologica, mi darebbe cortesemente una mano per far uscire allo scoperto le vittime del crimine finanziario, che molto spesso hanno timori solo ingiustificati?
Un caro saluto
Giuseppe Alunni
Caro Giuseppe,
complimenti per il suo spirito di iniziativa e il suo forte impegno nell’ambito della sostenibilità.
Oggi è più che mai importante avere consapevolezza dei nostri sprechi e dell’utilizzo che altri potrebbero fare di quelle stesse risorse. Solo così sarà estesa a tutti, in ogni angolo del pianeta, la possibilità di soddisfare i propri bisogni fondamentali e attuare le proprie aspirazioni a una vita migliore.
Come lei stesso evidenzia c’è uno stretto legame tra innovazione e tradizione.
Spesso ci si riferisce all’innovazione come progresso tecnologico o scientifico. Ma credo sia un concetto estremamente riduttivo.
Motore dell’innovazione è infatti il desiderio di creare qualcosa di diverso e migliore per tutti, mantenendo al contempo sani quegli aspetti di grande valore tramandati da generazioni di imprenditori.
Le faccio ancora tutti i miei complimenti per il suo impegno contro l’usura, che è una vera piaga, in grado di produrre tragedie umane incalcolabili.
Per questa ragione nel mondo occidentale molti grandi pensatori, da Platone in poi, hanno sempre espresso condanna verso questa pratica, anzi verso qualsiasi prestito di denaro dietro pagamento di interessi. Ma troviamo la stessa riprovazione nel Corano e negli antichi testi buddisti e induisti. Ovunque nel mondo c’è stata, e c’è, la consapevolezza del male e della disperazione che l’usura produce.
La psicosintesi mi ha dato molto, indubbiamente. Tra i libri di Roberto Assagioli le posso suggerire “Lo sviluppo transpersonale”, “L’atto di volontà”, “Comprendere la psicosintesi”.
A questi aggiungerei anche “Esperienze delle vette” di Piero Ferrucci.
Spero siano di supporto anche a lei per ciò che sta cercando.
Un caro saluto
Niccolò
Mi sono chiesta da sempre chi sono io. Mi spiega come posso capirlo in fretta?
Poi la mia nipotina è uguale uguale a me, infatti è extragalattica, universale, cosmica: il DNA c’entra nel percorso della sua vita, anche se io sono la sua gladiatrice.
E preghi, perché ho deciso di venire a Firenze a conoscerla, o quantomeno a sentirla, e qui mi dicono scherzando che io la rimbambirei con le mie chiacchiere inutili.
Può darsi che il miracolo accada, perché da tanto ho questa attrazione per Firenze. Tanti fatti mi portano lì. La amo come se fossi nata lì, magari in un’altra vita.
Per esempio la sorella di quella cugina che mi ha portato l’ametista e che sta in Uruguay, è sposata con un dentista dei Medici Campanella di Firenze. Magari provengo anch’io da dei notabili di Firenze, chissà…
Scherzo, naturalmente.
La saluto affettuosamente
PS
Le manderò un pacchettino alle Distillerie non avendo altri indirizzi.
Cara Rosa,
purtroppo non esistono modi per capire in fretta chi siamo.
Ma è compito di ognuno di noi cercare di vivere con consapevolezza e progredire lungo il nostro percorso di evoluzione personale.
Niccolò.
Gent.mo, grazie per aver scritto questo libro che ho sentito autentico e profondamente umano!
Al termine della lettura ho chiuso il libro ed era tale l’emozione che l’ho abbracciato … proprio come si abbraccia una persona cara. Questo è l’effetto che ha avuto su di me!
Cara Domenica,
grazie per le tue parole. Per me sono veramente toccanti, perché ciò che intendo trasmettere attraverso il libro è proprio un umanesimo integrato.
E grazie anche per il tuo abbraccio magico.
L’ho proprio sentito
Niccolò
Dottor Niccolò,
io non voglio essere logorroica, però il Vesuvio quando esplode la lava non riesce a bloccarla.
Da piccola ero internazionale, intelligente, perché lo avevo ereditato dai miei nonni e bisnonni.
Loro erano poveri in canna e sfortunati, peggio dei “vinti” di Giovanni Verga. Ma se le faccio vedere gli atti notarili che scriveva il mio bisnonno, lei pensa a chissà quale persona colta.
Sapeva il codice penale e civile a memoria. Faceva tanti lavori di precisione, da autodidatta. Morto di fame, vedovo, con tanti figli da sfamare, con la guerra. Ma l’integrità mentale era tutto.
Fece il vice podestà e, grazie alla sua integrità e onestà, fece più bene per gli altri che per la sua casa.
Non l’ho conosciuto, però quei valori si sono tramandati. Io sono la samaritana di tutti, in senso fisico e psicologico mi piace tanto aiutare gli altri a costo di rimetterci.
Da piccola ero qualcosa di indescrivibile. Piccolina, ma evidentemente emanavo già un’energia diversa dagli altri. Un’energia che poi è stata imbrigliata, perché ho avuto una mamma spartana, tanto protettiva ma dura. Perché anche lei aveva sofferto, quindi adesso la capisco, però sono stata per tanti anni la pecora nera.
Andavo a scuola che già sapevo tutto. Era il nonno, conosciuto come “il nonno di Heidi”, orfano, figlio di orfani, pezzente, che mi raccontava tutto, anche di Biancaneve, di Capuccetto Rosso.
Chi glielo aveva raccontato a lui? Io, a quasi cinquant’anni, ancora me lo chiedo.
Il nonno era orgoglioso di me: ero il suo clone. Pensi un po’, dalle risate, per colpa di un fatterello del nonno, un signore si fece la pipi addosso quando facevo i miei teatrini, a tre o quattro anni,
A otto, nove anni avevo già fatto tre coperte all’uncinetto, una insieme alla mia tanto cara nonnina Rosa, donna di un’aura indescrivibile.
A furia di essere cresciuta in modo rigido ero arrivata al punto di credermi un’asociale. Pensavo di non meritarmi niente, di non valere niente. E ogni volta che mi ribellavo peggiorava, fintanto che avevo la fobia di avere figli handicappati.
Anche perché il percorso è peggiorato con il fidanzato e poi marito.
Non le voglio dire quello che ho vissuto, le mie lacrime le avevo finite. Premetto che lì, anche, si tramandava un maschilismo che a casa mia non avevo conosciuto, perché mio padre era figlio della mia santa nonna.
Quando ero nel bel mezzo del deserto, cominciai a fare la psicologa di mia suocera, considerata burbera. Io invece avevo capito il perché.
Eppure anche mio suocero mi amava come una figlia.
Siccome si dice “mens sana in corpore sano”, il mio corpo stava implodendo. Ero un massacro.
Volevo farla finita perché le persone mi elogiavano come una donna unica, che lasciava il segno. Ragazzi che convivevano da anni, non si volevano sposare perché non avevano trovato una come me. E questo, detto davanti alle loro ragazze.
Ci rimanevo male pure io, perché pensavo sempre di non meritarmele quelle cose. A casa mi avevano fatto perdere la voglia di vivere e mi sentivo presa in giro a sentire che mi volevano tutti come figlia, come mamma, come nuora, come tutto.
Tutto ciò, fino a quando arriva la cugina di mamma e mi dice:
“Tu soffri dentro. Hai finti sorrisi.”
Per lei ero trasparente. Questo mi fece capire.
Ma non molto dopo arrivò una rumena, e questa dopo tante doglie (e ne ha ancora) mi ha ripartorita facendomi male al braccio, scuotendomi forte:
“Ora basta col deserto. Da adesso devi vedere l’oasi. Una persona come te non può permettersi il lusso di ridursi così. Devi ritornare bambina, devi riprendere la tua vita nelle tue mani. Ti sei sempre annientata per dare, dare, dare agli altri, per sentirti viva, e invece hai avuto solo sganassoni.”
Però, conoscendo Martina Mamani, Louise Hay e tanti altri, capisco che era un percorso da fare. Certo, mi chiedo anch’io perché non è successo prima. Però ora che ho quarantanove anni me ne danno ventidue, e quando ne avevo diciotto me ne davano trenta.
Dottor Niccolò, mi perdoni tantissimissimo, non la disturberò più.
Sono una persona ipersensibile. Non riesco più a guardare la TV per le tante ingiustizie che si vedono. Sto male perché un bambino deve morire di fame a causa di gente assatanata.
Io non ho uno stipendio e mi sacrifico così tanto, ma le assicuro dottore che la mia ricchezza non la cambierei con la loro.
Loro vivono male. Io li perdono, anche perché loro godono solo quando gli passano i soldi tra le mani. E poi sono più poveri di me, visto che hanno fatto perdere a mio marito la voglia di lavorare, e lui è uno che ha sempre lavorato seriamente e questo per mantenere le sanguisughe.
Io, comunque, grazie a questo mio percorso vedo più positivo.
Vorrei avere la bacchetta magica per salvare la mia regione, la Basilicata, un tempo ricchissima.
Non so se la conosce, dottore. Un tempo aveva la stessa potenzialità dell’amatissima Toscana.
Infatti, quando posso scappo a Firenze, dalla nipote di mio marito. E lì succede un’altra cosa strana. In quella casa sento un’energia positiva che non sento nemmeno a casa mia. Forse, in un’altra vita, lì facevo la curandera.
Io dico che qui vivo come negli anni Cinquanta, a causa delle politiche sbagliate nei secoli.
Dottor Niccolò, venite a investire da noi in maniera seria!
Vabbè a lei non serve che ve lo dica… Le dico solo una cosa: far stare bene i vivi, fa stare bene i morti.
Quando dico: “Se avessi tanti soldi farei stare bene tutti”, mi dicono:
“Ma tu, con la testa che hai, come te li dovresti fare i soldi?”
Purtroppo, non so come fargliela assaporare la mia ricchezza…
E adesso chiudo davvero. Se vuole, mi dia un indirizzo dove poterle mandare i nostro prodotti genuini, che facciamo per il nostro fabbisogno ma soprattutto per gli amici.
Vorrei anche mandare a sua moglie delle miei cosine a chiacchierino, che definiscono favolose.
Spero a presto. Ma mi sa che, dopo tutto questo, come minimo andrà a farsi una meditazione di sette giorni…
Cara Rosa,
leggendo le tue parole capisco che hai avuto una vita piena di difficoltà ed esperienze dolorose.
Tuttavia dici anche che da piccola eri intelligente, internazionale, piena di qualità ereditate dai nonni.
Queste caratteristiche fanno sempre parte di te. Devi solo ritrovare l’innocenza della fanciullezza. Trovata questa, trovi anche tutto il resto, perché è già dentro di te.
Questo, peraltro, è il lavoro interiore che tutti devono fare. Perché i momenti difficili e la sofferenza fanno semplicemente parte della vita, del percorso che ognuno di noi deve compiere per potersi evolvere.
Alcuni di noi, per qualche ragione, sono costantemente messi di fronte a prove più dure, dolorose e complesse. Altri vivono situazioni molto felici in un settore specifico, ma trovano enormi ostacoli, pena e scoramento in altri aspetti dell’esistenza. Altri ancora sembrano essere costretti a sperimentare, in uno spazio di tempo relativamente breve, tutta la quantità di dolore che è possibile sopportare a un essere umano. E infine ci sono coloro che alternano periodi di grande positività ad altri nerissimi, caratterizzati da un susseguirsi di fatti dolorosi. Ma la vita di tutti noi, anche se in modi diversi, è segnata da tribolazioni e affanni.
Diventare consapevoli di questo significa che da un io-egoico nasce un io più allargato, un io-umanità.
Significa che sboccia la compartecipazione, la compassione verso il resto del mondo.
Il passato è passato e il futuro sarà quel che sarà. Noi stiamo nel presente. Riapriamo il cuore e guardiamo la vita con la gioia, lo stupore e l’innocenza di quando eravamo bambini.
Ti mando un carissimo saluto
Niccolò
Anch’io sto seguendo il suo percorso e l’ho incominciato grazie ad una cugina di mia madre che non ho mai visto prima. Da una famiglia così grande ha portato solo a me un’ametista di cui la nazione in cui abita è ricchissima.
Sarà stata una coincidenza visto che io con internet non sono mai stata molto brava, ma l’altro giorno mi sono imbattuta in un suo video precisamente, il tema era “Da un fiore nasce un manager”, ne ho già richiesti parecchi da regalare per aiutare il mondo in questo risveglio di coscienza.
Io ho perso tanti treni forse doveva andare così, quindi da buona casalinga comunque cerco di sapere, sapere, sapere ce l’ho nel DNA, l’ho ereditato.
Nel mio piccolo sono convenuta ad una tesi personale,perché tutti gli imprenditori etici (non ne conosco tanti, ma amo Brunello Cucinelli e sono stata felicissima di capire anche la sua vita), non hanno problemi con le loro aziende? e non vanno a sfruttare persone di fuori? (facendomi altrimenti concorrere indirettamente – comprando i loro prodotti allo stesso prezzo di come se li facessero in Italia – allo sfruttamento di poveri esseri umani).
Chiudo per il momento ma vorrei parlare con lei di tantissime cose.
Io purtroppo per le troppe ali protettive sono stata limitata, il mio quartiere generale per la mia creatività è la casa, ma il mio modello di vita siete VOI, e vi ringrazio di esistere. Perché se avessi le possibilità di fare l’imprenditrice, farei esattamente come voi.
Vi ringrazio perché quando parlavo mi dicevano sempre che quello che credevo io era un’utopia. Adesso ho scoperto, e ho fatto scoprire, voi. Così ho le prove concrete, certe, che non sono un’extraterrestre.
A presto!!!!
Ps: a mio marito gusta piacevolmente i vostri prodotti!!!
Cara Rosa,
le sincronicità sono come piccoli o grandi momenti magici che sbocciano all’improvviso nella nostra vita, e sicuramente concorrono a renderla più bella.
Ne ha già avuto esperienza con quel dono che la cugina di sua madre ha portato proprio a lei, e solo a lei, tra molti parenti, e che – se ho ben capito – ha dato avvio al suo percorso.
Ed è certo un altro episodio di sincronicità incontrare, tra milioni di possibili opzioni sul web, proprio il video di una mia conferenza e di sentirsi convibrare con le parole ascoltate.
Tuttavia, leggo nel suo messaggio un po’ di rassegnazione. Perché?
La vita è lunga ed è un fatto che ora lei sta seguendo il suo percorso. C’è una ragione se sta accadendo proprio adesso.
Anche per me, quando è venuto il momento di iniziare, è accaduto solo dopo tante vicissitudini. La mente allora avrebbe voluto dire “doveva succedere prima”. Invece è andata così. Ci sarà una ragione.
Sia certa però che la vita le può sempre riservare bellissime sorprese.
È importante però, per ognuno di noi, prendere in mano la propria esistenza e diventare imprenditore di se stesso.
Questo significa tornare a essere padroni di se stessi, del proprio essere, del proprio intimo, dove dimorano molteplici energie e svariate subpersonalità in lotta tra di loro.
Quando riusciamo a raggiungere la nostra essenza, possiamo operare in maniera più giusta per noi stessi e per gli altri. E questo indipendentemente dal nostro ruolo professionale. Imprenditore, libero professionista, casalinga, insegnante, artigiano, negoziante. L’importante è farlo con attenzione, partendo dalla centralità di noi stessi.
La ringrazio per le sue parole e per l’entusiastico impegno nell’individuare gli imprenditori che hanno adottato una visione consapevole dell’economia e della conduzione aziendale.
Sono tanti, fortunatamente, me ne rendo conto ogni giorno sempre di più. E sono soprattutto tra i promotori di quelle piccole e medie realtà che costituiscono il vero tessuto economico tipicamente italiano.
Molti di loro mi hanno scritto, altri li ho incontrati personalmente durante qualche incontro di presentazione del libro in giro per l’Italia. Tutti sono animati dal desiderio di condurre la propria attività imprenditoriale nella direzione di un umanesimo integrato.
È bello avere modelli ideali, Rosa. Ma è anche importante scoprire all’interno di noi stessi l’unicità dell’energia che ci caratterizza. Perché è proprio questa che può dare maggiore sviluppo e forza alla nostra creatività.
Allora, dimentichi i “treni persi” e cerchi invece, con sguardo aperto e fiducioso, la strada per espletare la sua vera creatività e le sue vere capacità imprenditoriali, qualsiasi ruolo abbia deciso di interpretare nella vita.
E continui a scrivere, sarò felice di leggere le “tantissime cose” di cui mi vuole parlare
Niccolò