Cambiamento radicale o ritorno alla normalità?
“Riteniamo impensabile tornare alla normalità” affermano coralmente, su Le Monde, vari Nobel per la medicina, la chimica, la fisica, la pace e molte celebrità internazionali
Dopo la lettera degli scienziati italiani, che vi ho segnalato in occasione della Giornata Mondiale della Terra, un nuovo appello è comparso pochi giorni fa sul prestigioso quotidiano francese Le Monde.
Rivolgendosi sia ai dirigenti sia ai normali cittadini, chiede di cambiare in profondità il nostro stile di vita, i nostri modelli di consumo, il nostro fare economia.
“Riteniamo impensabile tornare alla normalità dopo il lockdown”, afferma la lettera firmata da duecento importanti scienziati e famosi artisti internazionali, che aggiungono:
“La pandemia è una tragedia ma questa crisi ha il vantaggio di invitarci ad affrontare le domande essenziali”.
E ancora:
“Il consumismo ci ha portati a negare la vita stessa: quella dei vegetali, quella degli animali e quella di un gran numero di umani. L’inquinamento, il riscaldamento globale e la distruzione degli spazi naturali stanno portando i mondo a un punto di rottura”.
All’iniziativa, lanciata dall’astrofisico Aurélien Barrau – membro onorario dell’Institut Universitaire de France – e dall’attrice Juliette Binoche, hanno aderito varie personalità del mondo scientifico.
Tra queste l’antropologo medaglia d’oro del CNRS Philippe Descola (nella foto grande del titolo); i Premi Nobel per la fisica Albert Fert, Michel Mayor, Gérard Mouroux, Frank Wilczek, James Peebles, Serge Haroche e David Wineland; i Premi Nobel per la chimica Aaron Ciechanover, Johann Deisenhofer, Jacques Dubochet, Joachim Frank, James Fraser Stoddart,
Brian Kobilka, Roderick MacKinnon, Roald Hoffmann, Dudley R. Herschbach; il biochimico Edmond Fischer, Premio Nobel per la medicina, e l’economista Premio Nobel per la pace Muhammad Yunus.
“Il problema è sistemico,” afferma lo scritto. “L’attuale disastro ecologico fa parte di una meta-crisi. A differenza di una pandemia, per quanto grave possa essere, si tratta di un collasso globale le cui conseguenze saranno immense.”
All’appello si sono uniti anche svariati personaggi del mondo dell’arte e della cultura.
Impossibile non citare Raoni Metuktire, l’anziano capo indigeno brasiliano simbolo della lotta
per salvare la Foresta Amazzonica dall’avidità umana, che si esprime in scavi, miniere, deforestazione, monocolture e costruzione di centrali idroelettriche.
Hanno firmato anche molte molte celebrità del cinema, della musica e della danza. Sono davvero tanti i nomi di rilievo. QUI potete leggere il testo originale dell’appello e l’elenco completo dei firmatari.
Tra questi spiccano gli attori Robert de Niro, Jane Fonda, Cate Blanchett, Joaquin Phoenix, Marion Cotillard, Willem Dafoe, Javier Bardem e Valeria Bruni Tedeschi; il danzatore e coreografo Mikhail Baryshnikov e le danzatrici étoile della compagnia dell’Opéra National de Paris Sylvie Guillem e Marie-Agnès Gillot; i registi Peter Brook, Paolo Sorrentino, Pedro Almodovar, Wim Wenders,
Amos Gitaï, Jim Jarmusch e Alfonso Cuaron; i cantanti Paolo Conte, Barbra Streisand e Sting.
“Gli aggiustamenti non bastano più” si legge nel testo, che evidenzia inoltre la necessità di “uscire dalla logica insostenibile che ancora prevale, per lavorare a una profonda rifondazione degli obiettivi, dei valori e delle economie”.
“La trasformazione radicale che si impone a tutti i livelli,” chiude l’appello, “esige audacia e coraggio. Non avrà luogo senza un impegno di massiccio e determinato. È una questione di sopravvivenza, ma anche di dignità e di coerenza”.
Sono convinto anch’io che questa tragica crisi sia anche un’imperdibile occasione per cambiare in profondità il nostro modo di vivere e di rapportarci alle altre persone e all’ambiente.
Non sprechiamola.
Niccolò