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Senza relazioni non esistiamo

Senza relazioni non esistiamo

Nulla si può ottenere senza considerare la relazione tra noi e il mondo che ci circonda

 

Condivido con voi l’intervista  pubblicata su L’UnioneSarda.it, firmata da  Roberto Roveda.

                                                                                        Niccolò


Imprenditorialità, spiritualità e sostenibilità si possono conciliare? Esiste la possibilità di sperimentare un nuovo modo di fare economia nel rispetto delle persone, dell’ambiente e del ritorno finanziario?

Secondo Niccolò Branca, presidente e amministratore delegato della holding del Gruppo Branca International SpA, tutto questo è possibile ma solo se si acquista consapevolezza delle motivazioni che ci spingono ad agire e se si mettono le persone e le relazioni al centro di tutto, così da creare un motore solido che genera efficacia, benessere ed equo profitto.

È questo il messaggio forte che ritroviamo nel volume Economia della Consapevolezza (Marcos Y Marcos, 2019, pp. 364, anche e-book). Ma cosa dobbiamo intendere esattamente per Economia della Consapevolezza? Lo chiediamo direttamente a Niccolò Branca:

“Prima di tutto bisogna chiarire cosa si intende per economia, una parola che nella sua radice originaria significa ‘abitare nella legge, nella verità’. Il termine economia, quindi, non può essere ricondotto semplicemente all’idea di business, lavoro, fare soldi, produrre, come avviene oggi. Economia è qualcosa che ci riguarda, è qualcosa che ci coinvolge tutti. Dobbiamo, infatti, fare economia delle nostre risorse, delle nostre energie, di quello che consumiamo, per esempio”.

E come si lega l’economia alla consapevolezza?

“La consapevolezza è qualcosa di indispensabile in questi anni di repentini cambiamenti che stiamo vivendo. Nei miei libri ho spesso parlato di etica come senso di vivere ricercando la verità attraverso un percorso di autoconoscenza. Alla fine, se si fa un percorso di questo tipo in maniera sincera, ci si accorge che si libera il cuore, lo si alleggerisce e quello che rimane è proprio la consapevolezza che non si può solo dimorare nel mondo ma lo si deve abitare in rapporto con gli altri, con l’ambiente e con se stessi. La consapevolezza non è qualcosa che ci deve portare a fuggire il mondo ma a viverci utilizzando quegli strumenti che possono essere d’aiuto nell’affrontare le sfide dell’oggi e in maniera più rapida ed efficace”.

Ma quindi l’Economia della Consapevolezza va messa in pratica?

“Certo, è qualcosa su cui lavoriamo molto anche in Branca. Dal 2006, per esempio, redigiamo un Bilancio Ambientale che mira a ridurre rifiuti, emissioni e consumi di energia. Cerchiamo, insomma, di mettere consapevolezza in molte iniziative e non è sempre facile perché passare dall’idea alla pratica significa comunque impegnarsi, contare sulla collaborazione delle persone con cui lavori, tenere conto delle esigenze di molti. Un’azienda è un organismo vivente e non lo puoi mandare avanti con editti e imposizioni. Insomma, è un work in progress anche per noi l’Economia della Consapevolezza”.

Non sembra facile poter applicare l’Economia della Consapevolezza, soprattutto in un’azienda, oppure è solo un’impressione?

“All’inizio parte tutto dalla volontà. La volontà, tra le energie che noi abbiamo, è quella più vicina all’Io. Intendo un tipo di volontà buona, positiva, non quella fondata unicamente sul senso del dovere e sulle regole. Fatto lo sforzo iniziale poi ci si rende conto che questa fatica genera piacere. Per relazionarsi bisogna vincere la propria ritrosia, impegnarsi…poi però ci si rende conto che la relazione restituisce molto. Alla volontà subentra il piacere e tutto diventa più automatico e meno faticoso. È come non gettare rifiuti per strada. All’inizio ti devi magari imporre di non farlo ma poi diventa qualcosa di normale. Ti rendi conto che con questi gesti migliora anche il mondo attorno a te e questo gratifica”.

Quanto conta nell’Economia della Consapevolezza la relazione?

“Non ci può essere senza interdipendenza, interrelazione. Noi siamo in relazione con tutto e con tutti. Se spezziamo le relazioni alla fine non esistiamo neppure come individui”.

Che ruolo svolge la spiritualità? Senza relazioni non esistiamo

“La consapevolezza nasce dall’autoconoscenza che è spiritualità. Autoconoscenza è vedere l’essere umano come un insieme di corpo, mente, emozioni, spirito. Queste cose sono un tutt’uno in noi. Siamo noi che poi tendiamo a scindere scienza e arte, ragione e sentimento. Siamo abituati a separare le cose ma se comprendiamo che sono un tutt’uno cambia il nostro atteggiamento nei confronti della vita e degli altri”.

L’Economia della Consapevolezza si può applicare alla politica?

“Certo, cos’è la politica se non l’arte di occuparsi di tutto ciò che riguarda la comunità in cui viviamo, sia essa stato o città, paese e quartiere. La consapevolezza ci può aiutare a compiere azioni partendo dalle motivazioni per cui le facciamo. Vale per noi cittadini nel momento in cui ci applichiamo nella raccolta differenziata e ci rendiamo conto che agiamo così non perché c’è una legge oppure per farci belli ma perché vogliamo contribuire al benessere del pianeta. Vale per la politica che non può essere un modo per mettersi in mostra e ottenere vantaggi personali, ma un agire per il benessere collettivo. La consapevolezza ci aiuta a osservarci meglio e questo è fondamentale”.

In che senso?

“Osservarci ci porta a capire le motivazioni che ci spingono ad agire in un determinato modo. Invece, spesso, più che agire, reagiamo senza renderci conto che provochiamo effetti anche di lunga durata. E questo è ancora più valido nell’economia, nelle aziende e in politica. In questi campi spesso le azioni influenzano pesantemente il futuro. È fondamentale, allora, che chi occupa posti di responsabilità acquisisca consapevolezza di quello che sta facendo. Comprenda che le sue scelte incidono sull’avvenire di altre persone. Se agiamo così, se ci poniamo domande, se guardiamo alle conseguenze e le valutiamo, alla fine forse riusciamo a prendere decisioni migliori che reagendo sull’onda dell’impulso e della contingenza”.

C’è ancora troppa separazione tra io e noi?

“Esatto, e questo è un elemento centrale. Ne parlo nel libro ricordando che la Branca è un’azienda famigliare per tradizione e vuole continuare a essere una grande famiglia nel senso più alto della parola. Quindi come in una vera famiglia anche in azienda è importante la relazione, l’ascolto. Sono importanti le diversità e ci sono diritti, attenzioni, ma anche doveri perché familiare non significa familismo, cioè ti favorisco a tutti i costi perché fai parte del mio clan. Quindi io non può essere scisso da noi, ancora più oggi in un mondo dove tutti siamo legati come mostrano tanti avvenimenti, non ultima questa epidemia di cui tutti parliamo e che è scoppiata a migliaia di chilometri di distanza in Cina ma che ha ripercussioni anche sulla nostra vita di tutti i giorni. Alla fine, tutta l’umanità è una grande famiglia e tutti dobbiamo fare degli sforzi per viverci al meglio”.

                                    Roberto Roveda