È di pochi giorni fa la notizia che anche le stelle generano un loro canto. La scoperta si deve alla collaborazione di ricercatori di tre diversi istituti con sede in India e in Inghilterra ed è appena stata pubblicata su Physical Review Letters.
Gli scienziati spiegano che, studiando l’interazione di un laser ultra-intenso con il plasma stellare, si sono trovati di fronte a qualcosa di inaspettato: l’evidenza sperimentale che le stelle producono suoni.
La lettura di questa notizia mi ha subito riportato alla mente l’antico concetto filosofico della Musica delle Sfere, secondo cui i movimenti dei corpi celesti, rispondendo a una perfetta armonia di numeri e proporzioni, produrrebbero una forma di musica non udibile dall’orecchio umano.
Una sorta di moto vibrazionale che, da un’origine iniziale non dissimile dall’OM delle filosofie orientali, attraversando la galassia, si compone e si arricchisce di forme e proporzioni matematiche, fino ad arrivare sulla terra.
In effetti, in diverse epoche e a diverse latitudini, l’umanità ha sempre cercato di stabilire una correlazione tra sé e la vibrazione armonica dell’universo. Probabilmente alla continua ricerca di una sintonia tra il vibrare interiore e quello esteriore.
Il mondo greco assimilava il cosmo a una scala musicale.
Secondo Pitagora, il Sole, la Luna e i pianeti del sistema solare, con la loro rotazione e rivoluzione producevano un suono continuo, impercettibile dall’orecchio umano, che dava luogo a una vera armonia in grado di influenzare la vita sul nostro pianeta.
Aristotele non credeva all’esistenza di questa musica. Se fosse esistita, diceva, avrebbe prodotto un suono talmente forte e intenso da distruggere la vita sulla Terra.
Anche Spinoza, un paio di millenni più tardi, avrebbe criticato con fermezza quel concetto filosofico, definendolo un’idea priva di fondamento scientifico, frutto solo dell’immaginazione: « La follia degli umani è arrivata al punto di credere che dell’armonia si diletti anche Dio; e nemmeno mancano filosofi profondamente convinti che i movimenti dei corpi celesti producano un’armonia ».
Ma molti altri invece, nel corso del tempo, in campi diversi delle arti e del sapere, hanno fatto riferimento alla “celeste armonia”, al “palpito dell’universo”: da Dante a Keplero, da Kandisky a Paul Klee, da Bach a Giuseppe Verdi.
Ora la scienza ci conferma che quella musica che da sempre l’uomo ha immaginato provenire dalle stelle può esistere, ma noi non siamo in grado di udirla.
Quel suono corrisponde infatti a circa un trilione di hertz, una frequenza sei milioni di volte superiore a quella che può essere ascoltata da un mammifero. Inoltre, ed è ancora più importante, nessun suono può propagarsi attraverso il vuoto dello spazio.
C’è qualcosa di struggente e poetico in quest’immagine delle stelle che non smettono di cantare anche se nessuno può sentirle.
Tuttavia è proprio nello spazio vuoto che ha sede l’Energia Intelligente, l’intelligenza pura che è Amore. Non si muove, è ferma, ma nel momento in cui inizia una vibrazione, diventa energia vitale e dà inizio a ogni fenomeno del regno minerale, vegetale e animale.
Tutto nel nostro mondo esiste come vibrazione di energia cosciente che giunge a noi come un dono prezioso, circondando e permeando ogni cosa.
Noi non siamo in grado di percepirla, ma possiamo sintonizzarci con essa mettendoci in profondo contatto con quella vibrazione che costituisce la vita dentro di noi.
Allora, di nuovo pienamente consapevoli di questo dono meraviglioso e pieni di gratitudine, potremo ritrovare una perfetta connessione con il cosmo mettendo sempre meno egoismo e sempre più amore in ogni nostra azione.
Niccolò Branca
Che ️Incanto questa immagine delle stelle che cantano nell’immenso non già per essere udite ma perchè non può essere altrimenti.
L’universo è cosí vasto e antico.
E la gioiosa arrendevolezza a questo flusso primordiale è il dono più prezioso che possiamo fare all’anima.
A volte ci si sente come lo spettacolo di intrattenimento delle forze della vita: per dirla parafrasando le Guna: abbiamo bisogno che l’entusistico e frizzante Rajas incontri il pesante e oscuro Tamas perché l’esistenza si manifesti attraverso Sattwa, diversamente la Beatitudine non avrebbe tempo e luogo.
Trovo che la vita sia davvero una preziosa e dolce opportunità.
Grazie Niccolò per l’ispirazione.
Sono io a ringraziarti e mi fa piacere sapere che hai tratto ispirazione dal canto delle stelle.
E’ proprio come dici tu, cara Iris, arrendersi al flusso è il dono più prezioso che possiamo fare all’anima. La bellezza è in noi ed è sempre benvenuto ogni stimolo esterno che ha il potere di farcela riscoprire.
Una caro saluto
Niccolò
Grazie Niccolò per questo articolo.
La mia infanzia è trascorsa all’ombra della Scuola Pitagorica, proprio fisicamente all’ombra della costruzione che ospitava la Scuola. Certo Pitagora non avrà scelto a caso il promontorio di Capocolonna a Crotone.
Le indimenticabili percezioni delle aurore di quel luogo mi abitano ancora.
Da bambini siamo inseriti naturalmente nel flusso di energia armonica da cui proveniamo. Crescendo spesso perdiamo questo contatto. Da adulti possiamo riconquistarlo se davvero lo vogliamo ed allora ne saremo anche più consapevoli e responsabili.
Ritrovare e custodire dentro il nostro profondo cuore la musica del Creato è ciò che di meglio possiamo fare oggi per la nostra Umanità.
Affettuosamente
Mirella
Cara Mirella,
hai proprio ragione: da piccoli siamo naturalmente nel flusso e ben centrati. Più tardi, crescendo, i condizionamenti, i conformismi, i blocchi energetici, ci fanno perdere a poco a poco il contato con questa armonia.
Tuttavia non c’è nulla da adulti che possa impedirci di ritrovare, in modo consapevole, questo prezioso collegamento.
Consideriamolo come un grande gioco che non mancherà certo di procurare divertimento all’Universo.
Da parte nostra è richiesto un piccolo sforzo, ma il premio in palio è incommensurabile. Se troviamo assonanza col flusso, infatti, un’immensa gioia senza perché ci pervade.
Un caro saluto
Niccolò